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Fino al 31 marzo 2019 negli spazi di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, a Torino, l’importante mostra Sandy Skoglund. Visioni Ibride, prima antologica dell’artista statunitense Sandy Skoglund (1946), curata da Germano Celant.

 

Ciao a tutti, qui è Fizz che vi parla. 

Sono andato senza Fazz a vedere questa mostra Sandy Skoglund. Visioni Ibride a Camera Centro per la fotografia di Torino.

L’ho tradito, me ne rendo conto. Non si fa. Non è corretto.

Vi avviso che Fazz ci andrà da solo per vederla e scriverà la sua recensione perché abbiamo litigato sul tema e lui sostiene che io sia pessimo come critico d’arte e che le fotografie di Sandy Skoglund siano impeccabili.

Sì perché fondamentalmente a me questa mostra non mi ha fatto impazzire. O come direbbe Maccio Capatonda, mi è piaciuta al 40%. Vi spiego perché.

Lo spazio espositivo è molto bello, molto bianco, molto pulito e dotato di una libreria subito all’entrata ricca di libri di fotografia, arte contemporanea e design. Quindi dichiaro che la location non pecca in nulla e tantomeno l’organizzazione del percorso espositivo e dei servizi al suo interno. And so…Camera – Centro Italiano per la Fotografia continuate così!

Inizia il tour, la prima sala è ampia e le fotografie esposte, tra cui quella scelta come immagine di punta della mostra “Revenge of the goldfish”, sono una bomba. Al primo sguardo sembrano appartenere a una campagna pubblicitaria contemporanea, ritoccate al computer, invece sono set costruiti ad hoc tra la fine degli anni 70 e inizio anni 80!

I lavori di Sandy sono maniacali, è strepitosa la cura del dettaglio e del posizionamento dei soggetti nella scena, con una matrice chiaramente pop ma con una scelta cromatica elegante e quasi fiabesca.

Surreali ovviamente, ma si tratta di una surrealtà che si cala nel quotidiano, tra le mura di casa, in ambienti che conosciamo perfettamente.

A Breeze at Work.1987. Fotografia a colori © Paci contemporary gallery

Hangers, 1979

Spoons, 1979

 

Nella seconda e terza sala invece ricorrono gatti, volpi, scoiattoli e forse è semplicemente una mia fobia che non avevo ancora scoperto né approfondito, ma questi scenari di sciacallaggio animale nei confronti di cortili o di sale da pranzo mi ha smorzato l’entusiasmo dei primi scatti.  Anche il lavoro inedito “Winter del 2018, che fa parte di un ciclo di opere legate alle stagioni e al rapporto tra essere umano e natura, non mi ha convinto, mi è sembrato una proposta per giochi olimpici invernali, sicuramente d’impatto, ma più vicina all’ambito commerciale piuttosto che artistico.

Fox Games, 1989

Radioactive Cat. 1980 Collezione Molgora © Paci contemporary gallery

THE GREEN HOUSE. 1990 Collezione Cirillo © Paci contemporary gallery

WINTER. 2018 Sandy Skoglund studio, New York © Paci contemporary gallery

 

Infine, nel corridoio finale sono esposti lavori precedenti dell’artista, più sperimentali, collage, esperimenti di sovrapposizione di oggetti, alimenti, pattern iper-saturi che ho apprezzato molto e che vi lascio qui di seguito.

Scattered Clouds, dalla serie “American Vacation Motel Cabins”, 1974  © Galleria Paci contemporary, Brescia

PEAS ON A PLATE

In conclusione, trattasi di mostra interessante, soprattutto per gli appassionati di fotografia e di Staged Photography in particolare. 

Io semplicemente ho apprezzato maggiormente i lavori “vecchi” e ho trovato che Sandy si sia persa un po’ negli ultimi anni.

Ma io sono Fizz e non conto un cazzo senza Fazz, quindi vi invitiamo a visitare questa mostra e poi a stare sintonizzati per scoprire cosa dirà Fazz a riguardo.

Alla prossima

 

Fizz

 

 

La mostra è prorogata fino al 31 marzo 2019!

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia

Via delle Rosine 18, 10123 Torino

+39.011.0881150, camera@camera.to

Orari di apertura
Lunedì 11.00–19.00
Martedì chiuso
Mercoledì 11.00–19.00
Giovedì 11.00–21.00
Venerdì 11.00–19.00
Sabato 11.00–19.00
Domenica 11.00–19.00

Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura