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La produzione di frutta e verdura in una delle terre più sterili del pianeta.

Fotografie di Ludovico Benedetto

Flúðir, Islanda.

Seppur le temperature non siano rigide come i più pensano, in inverno variano dai 2/3 gradi ai – 10, la terra del Fuoco e del Ghiaccio rimane ancora oggi una terra per lo più sterile. Proprio in questa area, dove il suolo sembra cemento e il vento lame, nasce la nostra storia e, come nei migliori racconti, inizia con due individui ed un sogno.

Se oggi pensiamo ad una coltivazione impossibile, probabilmente la prima cosa che ci viene in mente è la coltivazione di patate su Marte ma, in realtà, anche qui sul nostro pianeta, esistono sognatori e scienziati che, sfidando l’impossibile con un sogno nel cuore, trovano metodi nuovi per coltivare terre altresì inospitali.

Ne è un perfetto esempio il caso delle serre islandesi e di Friðheimar, un desiderio che ha inizio nel lontano 1946. Il complesso di serre, il più antico in Islanda, prende vita dalla vocazione dell’agronomo Knútur Rafn Ármann e dell’orticolturista Helena Hermundardóttir; l’ispirazione di vedere la loro terra, casa loro, una terra rigogliosa e fiorente. Sono passati ormai 8 decenni da quel progetto e la zona oggi è ricolma di vita, non solo piante di pomodori ma anche stalle, cavalli e migliaia di api che svolazzando liberamente nelle serre impollinano piccole pepite rosse e deliziosi pomodori verdi.

Nel 1995, il padre e la madre del pomodoro islandese, Ármann e Helena, ristrutturano la loro fattoria costruendo oltre 1170 m² di serre, ma lo spirito sognatore non si ferma qui, bensì questo è solo l’inizio. Dal 2006 la produzione di pomodori viene estesa a tutto l’anno, il complesso viene ampliato di altri 1000 m² e vengono installate le più moderne lampade, vengono consultati anche specialisti finlandesi e anche esperti olandesi, maestri delle colture in serra a livello mondiale.

Un ulteriore passo avanti viene fatto nel 2011 quando il complesso viene ingrandito di oltre il 60%, Friðheimar non è più un sogno ma un progetto che, vivo e ben sviluppato, diventa il modello per la riproduzione in scala delle colture in serra in tutto il paese.

Energia pulita, acqua pura e pesticidi organici si combinano con le più moderne tecnologie per rendere vitale una terra altrimenti spenta e per creare il più succoso e saporito dei pomodori (potrete anche gustare ottime zuppe e insalate in loco).

Fotografie di Ludovico Benedetto

La latitudine, le temperature e il suolo vulcanico non giocano a favore, ma grazie ai geyser e all’energia geotermica presto non solo pomodori ma anche altre verdure e frutta esotica verranno prodotte in loco, aumentando la produzione a km 0 e quindi alla diminuzione delle emissioni di anidride carbonica dell’intero paese che al momento importa la maggior parte dei beni agroalimentari.

Soltanto l’1,2% del territorio islandese è costituito da terreni agricoli coltivabili. Si producono patate, tuberi, radici, carote, cavolfiori, funghi, pomodori e frutta ma grazie a questi sognatori ed altri il mercato è in continua espansione.

A Friðheimar, 10.000 piante producono circa una tonnellata di pomodori al giorno, 365 giorni all’anno su una superficie coltivata di più di 5000 metri quadrati. Sfere rosse e verdi disseminate in mezzo al bianco della neve e all’azzurro del ghiaccio. In questa terra prima desolata ora vitale viene prodotto il 18% dei pomodori consumati in Islanda.

L’intero complesso della fattoria ed il vivaio, così come in realtà quasi tutto il paese, sono riscaldati grazie all’acqua geotermica. Per coltivare ortaggi tutto l’anno la luce naturale è insufficiente e viene integrata da un sistema di illuminazione artificiale basato principalmente su lampade a scarica ad alta intensità. Giornalmente viene consumata l’energia il quantitativo di una cittadina di circa 6 mila abitanti (le luci sono attive 24/7), le emissioni però sono 0 grazie alle ricche risorse idriche e geotermiche islandesi. Nella fattoria, i computer controllano tutto: la temperatura, l’umidità, il livello di anidride carbonica e l’illuminazione di ogni serra; quando la luce solare all’interno delle serre raggiunge un livello sufficiente, le lampade si spengono automaticamente. L’acqua dei geyser bolle verso l’alto uscendo a circa 90-100 gradi Celsius, questo calore geotermico è abilmente imbrigliato nella costruzione di serre, il sistema di riscaldamento è costituito da una varietà di tubi che corrono in tutta la serra regolandone la temperatura. Circa 100,000 tonnellate d’acqua vengono usate ogni anno ma, non ne viene sprecata neanche una goccia grazie all’assenza di pesticidi che potrebbero contaminarla, l’acqua viene riutilizzata o semplicemente lasciata tornare da dove proveniva.

Il controllo dei parassiti, quasi assenti grazie al clima islandese, viene effettuato naturalmente, si basa su metodi biologici, vengono utilizzati insetti utili come il Macrolophus pygmaeus. All’interno delle serre, piccoli insetti striati, api operose, volano da una pianta all’altra gestendo in maniera naturale l’impollinazione. A quasi 80 anni dal sogno di Ármann e Helena in quasi tutto il paese si possono ammirare piccoli punti luminosi disse

Fotografie di Ludovico Benedetto

Fotografo, scrittore e social media manager freelance. Realizza visual storytelling transmedia e recensioni sulla settima arte