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Anche se oggi dirige un’imponente dimora sabauda, Guido Curto si è seduto alla nostra tavola molto meno regale e per Mangia Con Noi ci ha raccontato la sua nuova avventura come Direttore della Reggia di Venaria.

 

Torino e il Piemonte hanno un patrimonio inestimabile che è quello delle residenze sabaude.

Come ci si sente ad avere una responsabilità così importante e soprattutto che idee ha per la promozione e il futuro di questo complesso sistema?

Felici e preoccupati al contempo. Felici perché la Reggia di Venaria e tutte le altre Residenze Reali Sabaude sono luoghi bellissimi, dove architettura, arte e Natura coesistono e si fondono suscitando nel visitatore una sensazione di Meraviglia; preoccupato perché il Consorzio è un sistema ancora in fase di costruzione, e il mio impegno e la sfida che mi aspetta nei prossimi cinque anni sarà di renderlo una realtà fruibile concretamente, da chi vive in Italia e dai tanti stranieri che vengono in Italia per fruire e godere della sua inestimabile bellezza artistica, paesaggistica e climatica!

Reggia di Venaria. © Sito web Corriere Torino

Nella sua storia ci sono eccellenze come Palazzo Madama, Il Museo Egizio e l’Accademia di Belle Arti. Come pensa che sia cambiata la città di Torino e la sua percezione grazie allo sviluppo turistico e culturale dei due Musei e al rilancio formativo dell’Accademia, pensando ai tanti studenti stranieri iscritti per esempio?

Torino è cambiata in meglio, sicuramente da un punto di vista estetico, grazie proprio all’impegno misconosciuto di coraggiosi Soprintendenti e Direttori di Musei che si sono battuti per togliere le auto dalle piazze, nel far ripulire le facciate degli edifici storici, e nell’incrementare e rinnovare le collezioni dei loro musei, dall’Egizio a Palazzo Madama. Per parte mia accetto e ringrazio del complimento di aver contribuito al rilancio dell’Accademia Albertina, raddoppiando gli indirizzi di studio, inserendo corsi di Nuove Tecnologie per l’Arte e Progettazione artistica per l’impresa, triplicando il numero di studenti iscritti, con tanti stranieri.

Nel suo presente ora c’è la Reggia di Veneria, quali sono le prossime novità in programma e le direttive e gli interventi su cui vuole puntare?

Proprio oggi ho incontrato nei Giardini della Reggia il professore Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, l’Ente che insieme alla Regione Piemonte è il Main Sponsor della Reggia, e lui ci suggeriva di trasformare la visita a Venaria in un’esperienza Olistica, ossia in un percorso dove arti visive, natura e musica diventino tutt’uno. Nello specifico voglio rinnovare tutto il percorso espositivo rendendolo più narrativo, facendo inoltre all’interno della Reggia meno mostre e più corsi di alta formazione, a cominciare da quello per Giardinieri che si è appena concluso con grande successo.

Corso di giardinaggio alla Reggia di Venaria

Lei rimane soprattutto un grande esperto d’arte, è passato da poco il mese di Contemporary: perché nonostante l’offerta ricchissima di eventi e ospiti internazionali, non riusciamo a fare di questo periodo il nostro Fuori Salone al pari di Milano?

Soprattutto perché abbiamo ancora troppo poche presenze di turisti stranieri, sono loro che a Milano fanno la differenza, e sono loro che dobbiamo cercare di portare a Torino e nel circuito delle Residenze Reali Sabaude.

In queste interviste “Mangia Con Noi” a tutti gli ospiti facciamo una domanda sul trentennale della caduta del Muro di Berlino: qual è il suo personale ricordo o aneddoto rispetto a quell’evento oltreché considerazione sul problema delle barriere di oggi?

La notte di capodanno di 30 anni fa io ero a Berlino a casa di amici: ricordo quella notte magica ed epica durante la quale saltammo sul muro; poi entrammo in tantissimi a Berlino Est, camminando fino a Postdammerplatz.

C’erano abbracci commossi di famiglie che si riunivano dopo una lunga e forzosa separazione. C’era l’immensa gioia di una libertà tanto agognata e finalmente riconquistata.

Ebbi davvero la sensazione di vivere un evento epocale, irripetibile, segno emblematico di una Europa che si riuniva ed era finalmente davvero Unita e in pace.

Fabrizio Vespa