È considerato uno dei più grandi piloti di tutti tempi. A distanza di 30 anni dalla sua scomparsa il Museo Nazionale dell’Automobile dedica ad Ayrton Senna una grande mostra – visitabile fino al 13 ottobre 2024 – in cui viene approfondita sia la storia sportiva del campione che la sua vita privata. Due aspetti che si rivelano fondamentali per capire ciò che rende il pilota brasiliano di Formula Uno un’icona assoluta, capace di superare il passare del tempo e di travalicare la dimensione dello sport.
La carica umana, il carisma racchiuso nel suo sorriso disarmato e disarmante, la rivalità e i duelli epici con Alain Prost, il record di pole position e le vittorie consecutive sul circuito di Monte Carlo, i successi ottenuti nelle condizioni più sfidanti per la guida sul bagnato piuttosto che la velocità in qualifica non bastano a descrivere a pieno i contorni del profilo che oggi la memoria ci consegna.
Nella sua figura di uomo e di sportivo si percepisce qualcosa di terribilmente umano e sovrumano allo stesso tempo. Così come qualcosa che, dalla sua presenza nell’automobilismo, sembra volerlo trasferire continuamente in altri campi come l’arte, l’estetica, la filosofia, la metafisica, la lotta eterna tra il bene e il male, e il sogno stesso.
Per tratteggiare al meglio l’origine del suo mito al MAUTO è stato allestito un importante apparato visivo che si articola per tutto il percorso della mostra con immagini spettacolari, filmati in Super8, installazioni audiovisive e una multi-proiezione su grande schermo oltre a tante fotografie dell’epoca comprese quelle del suo fotografo ufficiale Angelo Orsi e un ricco public program (www.museoauto.com).
Senna diceva: “Correre è la mia passione. Battermi al volante è nel mio sangue. Non sfuggire alla lotta è nella mia natura. Io voglio essere il più veloce, io voglio dimostrare di essere il migliore”.
E al tempo di queste parole era già leggenda.