Due libri su quanto l’utilizzo di un linguaggio migliore serva a migliorare il mondo stesso
Mai come adesso è fondamentale saper scegliere le parole e utilizzare quelle giuste, perché attraverso di esse definiamo in ogni istante cosa esiste e cosa non esiste.
La sfida ormai sta sempre più nell’essere capaci di utilizzare un linguaggio non solo inclusivo, ma più ampio, rispettando ogni individuo e tutte le diversità.
Tra i tanti libri recentemente pubblicati sull’argomento, “In altre parole“ di Fabrizio Acanfora, edito da Effequ, offre “un dizionario minimo di diversità”, in cui si pone l’accento su quanto la cura delle parole sia essenziale per l’inclusione, visto che attraverso le parole costruiamo la realtà e diamo forma al nostro mondo interiore. Il libro non spiega solo il significato letterale di alcuni termini, ma soprattutto le conseguenze che il linguaggio ha sulla nostra visione del mondo, partendo dal punto di vista della neurodiversità, di cui l’autore, essendo autistico, è conoscitore e divulgatore. Ogni capitolo è dedicato a un tema specifico, dall’abilismo, dall’ansia, dal bias e dal bullismo fino all’identità, all’intersezionalità, allo splaining e allo stereotipo.
Un altro titolo innovativo è “I ragazzi possono essere femministi?“, un libro illustrato di Lorenzo Gasparrini e Cristina Portolano, edito da Settenove, indirizzato appunto ai ragazzi, ma utile a tutti, che offre risposte alle numerose domande che Gasparrini, in qualità di formatore e filosofo, si è sentito porre da genitori e adolescenti.
A chi serve il femminismo? Come posso far capire a una ragazza che mi interessa senza essere molesto? Devo essere un alleato? Davvero non si può più dire niente?
Così, dopo tanti libri sull’autodeterminazione delle ragazze, arriva un libro necessario “affinché i ragazzi di oggi, e gli uomini di domani, possano partecipare al cambiamento sociale da alleati protagonisti, decidendo in modo critico e autonomo come diventare ragazzi e uomini a modo loro.”