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Altezza, di grazia, spostatevi un po’ a destra. No, no… la mia destra. Ecco così perfetto!

Questa possiamo immaginare sia stata una delle frasi più pronunciate da Van Dyck ai suoi illustri modelli, che, fermi in posa, aspettavano che il più grande ritrattista del ‘600, Anton Van Dyck, li rendesse immortali con i suoi colori.

 

Proprio un gran numero dei lavori del grande pittore fiammingo è oggetto in questi giorni, fino al 17 marzo, di una mostra ai Musei Reali di Torino dal titolo Van Dyck, Pittore di Corte.

© Musei Reali Torino – foto Daniele Bottallo

Attraverso i 45 dipinti e le 21 incisioni si può intraprendere un viaggio fra i grandi della prima metà del Seicento che popolavano le corti del tempo. Da Carlo I d’Inghilterra alle Nobili famiglie genovesi, come i Durazzo e i Brignole, fino ai potenti cardinali romani e ai Savoia.

Tutti questi personaggi sono stati committenti e modelli di Van Dyck, ognuno con le proprie richieste. Chi voleva essere rappresentato a cavallo, chi in armatura e chi avvolto in mantelli e stoffe finemente ricamate in oro.

Insomma, il loro obiettivo era quello di apparire nella loro migliore forma e sotto la migliore luce in ogni singolo aspetto. Si dice a proposito che Carlo I si adirò molto con Van Dyck perché aveva ritratto l’erede al trono (di 5 anni) in vesti da bambino e non in abiti da adulto come si addiceva ad un futuro sovrano.

Questo semplice episodio ci dà un’idea della cura quasi maniacale nell’organizzazione del dipinto e nella grande attenzione del committente.

© Musei Reali Torino – foto Daniele Bottallo

Ma parlando di ossessive manie per la posa, di cattura dell’attimo, non vi viene in mente nulla di attuale? Certamente, il selfie! Quanta attenzione oggi noi abbiamo per quella che possiamo definire “la nobile arte dell’autoritratto digitale”.

Quanti di noi sono mai stati con il braccio teso e la camera dello smartphone accesa per fermare un attimo importante e per tenerne traccia? Quante volte abbiamo sentito frasi del tipo “Più stretti che non ci stiamo nella camera” o “Aspetta! Se mi metto così sembro più magro”?

© Musei Reali Torino – foto Daniele Bottallo

Se per noi oggi sembra tutto molto semplice, nel Seicento invece il lavoro della telecamera era tutto delegato alla mente e alla mano di Van Dyck, che è riuscito a creare dei capolavori di raffinatezza e precisione, dei selfies fatti a mano su tela.

Quale migliore modo allora di conoscere e apprezzare questo creatore di selfie se non quello di visitare la mostra Van Dyck, Pittore di Corte???

© Musei Reali Torino – foto Daniele Bottall

 

fino al 17 marzo ai Musei Reali di Torino

 

 

Andrea Scarpetta