Skip to main content

Dalla riflessione nata grazie un breve scambio di battute con un amico, che riguardava il “Verde Acqua’’, sono giunto alla conclusione che i colori non esistono. Abbiamo sancito che esistono soltanto se a vederli non siamo da soli.

Vi ricordate l’esempio di Berkeley? “Se un albero cade in una foresta e nessuno lo sente, non fa rumore.’’ Ecco, Berkeley ci voleva dire che gli oggetti esistono solo in quanto percepiti.

E se fosse così anche per i colori? Se esistessero solo nel momento in cui due persone possono sancire che un colore è quello che hanno davanti ai loro occhi? Quel colore esisterebbe soltanto per loro e soltanto nel momento in cui viene visto. Diversamente quel preciso colore esisterebbe solo nella testa di chi ne ha fatto esperienza.

Con che precisione possiamo raccontare di un colore a qualcuno? Approssimativa.

Non sapremo di che colore si stia parlando davvero fino a che non avremo la possibilità di vederlo; un colore è incomunicabili a parole.

Un colore lo possiamo vedere e goderne se siamo di fronte a lui, ma non possiamo raccontarlo. Vi spiego perché.

Ora, non voglio perdervi ma è necessaria una piccola premessa accademica (farò del mio meglio per non farvi addormentare. Credo in voi.) Rispolverando le mie vecchie lezioni di linguistica mi è venuto in mente un triangolo. I più mal pensanti e simpaticoni staranno sghignazzando all’unione di “linguistica’’ e “triangolo’’, siete in malafede e fuori strada. Vergogna!

Dicevo…  Nella linguistica un certo De Saussure (una sorta di George Washington o Benjamin Franklin, della materia, un padre fondatore) spiega con un triangolo la correlazione che esiste tra Significato, Significante e Referente (ciò a cui facciamo riferimento). Quando noi parliamo utilizziamo un sistema che è comune a tutti: la lingua. Questa è fatta dalle parole, ovvero un insieme di SIGNIFICATO e SIGNIFICANTE.

Non perdetevi, statemi dietro.

 

Il SIGNIFICATO (sembra banale ma è meglio ricordarlo) è quello che un segno esprime. Il SIGNIFICANTE è il mezzo utilizzato per esprimere il significato, ovvero il parlato, l’immagine acustica «albero» «gatto» «verde acqua».

Tante volte ci troviamo a parlare del colore di un vestito o di una macchina e ci imbattiamo in quelle frasi classiche «massi, era un giallo però un po’ più scuro» oppure proviamo a descriverlo con frasi che non vogliono dire nulla «era un lilla ma non proprio lilla», «assomigliava più ad un blu ma come se ci fosse un po’ di giallo dentro.» Fino a che non iniziamo a fare riferimento a qualcosa che abbiamo sottomano per dare al nostro interlocutore un’idea di quello di cui stiamo parlando. «Ecco vedi? Tipo il giallo del cappello del signore.» Per poi arrenderci con un titubante « Tipo…» per proseguire nel discorso senza che si sia capito di che diavolo di colore si tratti.

 

Ora, come applicare questo triangolo linguistico in supporto della tesi sui colori di cui vi ho parlato? Ci arrivo, tenete duro.

Qui vi ho disegnato il triangolo di De Saussure che ho adattato al mio scopo. Immaginiamo che io voglia raccontare al mio amico Davide del colore bellissimo che ha un maglione che lui NON ha visto.

 

Il colore di cui stiamo parlando è il REFERENTE. Nel momento il cui gli dico che è Verde Acqua (SIGNIFICANTE), a lui verrà in mente un colore ma quel colore non sarà quello che ho visto io (quindi un  REFERENTE diverso), perché seppur può avere indicazione della zona dello spettro dei colori in cui ci troviamo, questo colore che gli viene in mente è una delle infinite sfumature del colore a cui faccio riferimento a parole. Il SIGNIFICATO che Verde Acqua ha per Davide non è lo stesso che ha per un’altra persona. Ognuno ha il suo concetto di Verde Acqua. Il SIGNIFICATO non è stabile. Per questo la gamma di sfumature che ci può venire in mente è infinita, oppure è inesistente nel caso non si conosca la tonalità a cui si fa riferimento Es. color Uova di Pettirosso (giuro che esiste). In questo caso il colore non esiste. Esiste soltanto per chi lo sta guardando. Quindi dei colori non bisogna parlarne ma bisogna guardarli, assieme.  Per tornare a Berkeley chi guarda un colore specifico sta assistendo all’albero che cade, tutto il resto del mondo invece non ha idea di che colore sia. Non parlate dei colori viveteli e usateli per creare situazioni di compagnia. Usate i colori per scappare dalla solitudine.

D’altronde un modo di dire è proprio questo «date colore alla vostra vita».

 

E voi? Cosa ne pensate?

 

 

Ruben scrive canzoni, articoli, interviste, legge, racconta, appassionato di politica e di dolce vita. Borsalino addicted.