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Un circolo, una jam session, e un angolo di città che suona fuori dal tempo.

Margherita Paglionico

Ogni martedì sera, a Torino, è esattamente questo: un martedì sera a Torino. Questo fatto ineluttabile a me disturba non poco, preferirei una domenica in campagna, le scarpe scalciate sotto il tavolo. Martedì sera a Torino, però, ore 21:30, c’è un posto lungo il fiume che sbaraglia orologi e cliché del centro, in un quartiere che cresce e diffonde idee e nuovi modi di stare in città, sul lungodora Agrigento. Il circolo ricreativo Mossetto ha il porticato, tavoli grandi e piante dappertutto, è bocciofila-cucina popolare-incubatore di cose belle tra cui, eccoci al punto, una serata settimanale di jazz e jam session. C’è un chiacchiericcio calmo e sincero, qualcuno festeggia un compleanno, e il trio che apre la serata sperimenta e gioca con le note; tutti (tutti) ondeggiano la testa e la stanza va riempiendosi. Poi la jam: musiche che sono discorsi (struggenti-buffi-arrendevoli), violoncellisti in completo e cantanti goth, e ogni tanto qualcuno che ride al microfono e dice all’amico di venire a suonare, parla di risse, clochard e di bluesacci prima di suonare con nonchalance il pezzo più incredibile che io abbia mai sentito al pianoforte. Bevo una birra e ogni tanto esco a fumare, la sala è piena, le persone si scambiano i posti e si baciano le guance, la musica è splendida e io mi sento dappertutto, incluso a Torino quando è un ottimo martedì sera.