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Dalle glorie sabaude alle librerie storiche: tra addii dolorosi e ritorni sorprendenti, la rinascita della Luxemburg è un inno alla passione per la lettura.

Torino, prima di diventare la capitale dell’auto che ora non è più, era capitale del Regno d’Italia, e dunque città di ministeri e di caserme, visto che per arrivare a unire la penisola servirono ben tre guerre d’indipendenza più lo sbarco dei Mille e la breccia di Porta Pia.

Ma oltre alle fabbriche fordiste, ai ministeri e alle caserme, Torino è stata storicamente città di librerie.

Alcune, tra quelle più blasonate e antiche, sono purtroppo scomparse: penso, in ordine sparso e tra le altre, alla Druetto in piazza CLN, alla Paravia e alla Lattes in via Garibaldi, alla Zanaboni in corso Vittorio Emanuele, alla Petrini in via Pietro Micca, alla Hellas in via Bertola.

Chiunque le abbia frequentate e le abbia amate, le ricorda con affetto: tra i loro scaffali ha incontrato i libri di una vita, conversato con le libraie e i librai, stretto amicizia con altre lettrici e altri lettori.

Non sono stati pochi, insomma, gli addii: ma di recente, ecco un arrivederci: quello che ci siamo detti con Gigi e Tonino e il resto delle ragazze e dei ragazzi della Luxemburg, che ha sì lasciato seppure con comprensibile malincuore la sede originaria all’angolo con piazza Carignano, ma che ha poi riaperto i battenti in quello scrigno meraviglioso che è la Galleria Subalpina, dotandosi per giunta di un piccolo bar e di un dehor con vista su piazza Carlo Alberto e sulla Biblioteca Nazionale. Come l’Araba Fenice, la Luxemburg è risorta, più bella che mai. E noi che amiamo i libri e il tempo dedicato alla lettura e che grazie ai libri non viviamo soltanto la nostra vita ma anche quelle dei tanti personaggi che incontriamo di volta in volta quando apriamo le pagine di un volume, siamo grati a questi librai coraggiosi che anziché arrendersi hanno rilanciato: evviva!